Fast Food

Si scrive ramen, si legge lamian: “Ecco i veri spaghetti cinesi (fatti a mano)”


L’insegna dice Ramenamano, il messaggio è molto chiaro, sono i ramen, piatto a base di spaghetti giapponesi molto amati dai milanesi; fatti a mano. Però proprietari, cuochi e staff sono cinesi. Non è l’ennesima contraffazione del made in Japan, perché il cibo è cinese. E allora? Allora gli spaghetti cinesi si chiamano Lamian, sono tipici di una regione della Cina ma sono diffusi ovunque e sono nati molto prima dei ramen, ai quali hanno dato anche il nome: se tenete conto che (anche) i giapponesi non pronunciano la “r”, ecco lamian diventare lamen, scritto ramen.

Più o meno, la storia è questa. Francesco Wu, brillante giovane imprenditore cinese, vuole promuovere cucina e (quindi) cultura cinesi. Ma se qualche mese fa, aprendo il ristorante, avesse scritto nell’insegna “Lamian a mano”, spiega, non avrebbe avuto lo stesso successo. Purtroppo è così. Piuttosto ignari rispetto a cibo e civiltà dell’Estremo Oriente, i consumatori italiani sono rimasti abbagliati dal Giappone e cercano solo quello.

Perciò lo spirito commerciale di Wu li asseconda. Peccato, perché sarebbe bello che si cominciasse a spiegare la meravigliosa complessità della cucina cinese. Magari ci arriveremo, Francesco se lo ripromette. Ah, il locale di viale Tunisia Lanzhou Ramen a mano non è suo, gli hanno copiato l’idea (“questi cinesi…”, scherza).

Intanto, in piena Chinatown, dove ha scelto arredi in omaggio a Milano e ingredienti in omaggio alla qualità, prepara lamian di diversi spessori, dai più sottili (“tirati” più volte da artigiani specializzati) ai più grossi, ottimi per chi ama la pasta callosa. Li serve in brodo o asciutti con diversi condimenti e sono davvero tutti buoni. Mette in lista altri piatti semplici e tipici, dalla carne di manzo all’insalata di cetrioli e alle radici di loto, ma anche qualche ricetta fusion interessante. Sorprende con una carta di vini per lo più biologici, di piccoli produttori affidabili. E con una vetrina di paste e tortine invitanti e squisite: “Non ho ancora trovato un cinese che faccia bene i dolci”, dice Francesco. Così ha optato per Nicolò Moschella, giovane pasticcere di Cornaredo molto noto ai buongustai bene informati. Chapeau, signor Wu.


Dove
Ramenamano
Via Paolo Lomazzo, 20 – Milano
02 3653 6559

 



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