Il ramen è un tipico piatto giapponese in cui degli spaghettoni (noodles) sono immersi in un brodo di carne e/o pesce insieme a uovo, verdure e condimenti classici come salsa di soia e miso. Oggi è una specie di bandiera culinaria del Sol Levante, e in tutto il mondo si mangia questa zuppa che è un alimento completo. Ma l’origine del ramen non è così antica: si è diffuso un secolo fa o poco più, probabilmente con l’importazione dei noodles dalla Cina (ma non ditelo ai giapponesi), e all’inizio era il piatto tipico che sceglieva chi andava a mangiare fuori. Ancora oggi Tokyo trabocca di locali dove provare un ottimo ramen, anche se ormai questo piatto nazionale viene cucinato anche in casa.
Perché non provare a farlo anche noi, allora? Può sembrare complesso per l’accavallarsi di tante preparazioni e la presenza di ingredienti apparentemente poco reperibili, ma vedrete che scomponendo il procedimento si riesce a ottenere un buon risultato alla portata di tutti. Questa è una delle tante versioni possibili, non esiste un’unica ricetta del ramen, ma è una buona partenza. Verdure crude o cotte, e funghi (preferibilmente shitake) potranno essere aggiunti a piacimento.
Partiamo dalla preparazione del brodo: carne – per esempio pollo – con cipolla, porro, aglio e zenzero fresco, cui va aggiunta l’alga kombu (facilissimo trovarla nei negozi bio). Partendo dall’acqua fredda, deve cuocere molto tempo. Un’altra preparazione che va fatta per tempo è quella della cottura della carne, per esempio una lonza di maiale, da brasare in padella e rifinire al forno.
Preparare l’uovo, che non dev’essere sodo ma barzotto, cioè con il tuorlo cremoso: si fa lasciando le uova intere in acqua bollente per 5 minuti dal bollore, e stando attenti a tirarle fuori un po’ di tempo prima dal frigo per evitare che si spacchino. Affettare un cipollotto.
In un pentolino far bollire la salsa di soia con un bicchierino di sakè, dell’aceto di riso, e ancora una punta di aglio e un po’ di zenzero grattugiato: a questi elementi, ingrediente essenziale, va aggiunto il katsuobushi, che è un insaporitore molto usato in Giappone, e deriva dal tonnetto striato essiccato, affumicato, fermentato e stagionato, ridotto in fiocchi. Cuocere i noodles in acqua bollente e scolare.
Tutto pronto, ma com’è noto la cucina giapponese tiene molto in considerazione l’occhio: quindi attenzione all’ordine dell’impiattamento. Versare prima la salsa di soia, e poi il brodo (entrambi filtrati). Adagiare i noodles in modo tale che risultino ripiegati su sé stessi. Sbucciare l’uovo e tagliarlo velocemente in due per evitare di rovinare il tuorlo (meglio un filo che il coltello), porlo da un lato. Due fettine di lonza dall’altro, e il cipollotto fresco sopra. Sarà quasi come essere a Tokyo.